Carissimi parrocchiani di sant’Agata Bolognese,
desidero mandarvi un saluto prima del mio ingresso in parrocchia che, come forse saprete, avverrà il prossimo 15 marzo.
Ma come mi sono seduto davanti al computer mi sono trovato subito nella difficoltà di scrivere a dei destinatari che non conosco, ma nello stesso tempo desideroso di far conoscere un po’ di me, dei pensieri che stanno affollando il mio cuore e la mia mente da qualche settimana a questa parte.
Ho pensato allora di guardare ai nostri patroni: sant’Andrea e sant’Agata, e di lasciarmi guidare da loro per indirizzarvi il mio saluto.
Andrea è uno degli apostoli ma prima di essere scelto per costituire il gruppo dei Dodici è uno dei primi quattro discepoli che Gesù ha chiamato a seguirlo. Ecco allora che condivido con voi un primo pensiero: nella Chiesa abbiamo compiti diversi, alcuni anche decisamente impegnativi. C’è chi ha il compito di guidare le comunità, e chi si dedica alla cura dei più poveri; ci sono le famiglie e ci sono i consacrati. Carismi diversi, ministeri diversi, ma occorre ricordare che prima di avere un compito o un servizio da svolgere siamo tutti discepoli; dal più piccolo al più grande, da quello che ha grandissime responsabilità a quello che ne ha poche: siamo e rimaniamo tutti discepoli di Gesù.
Io sono stato chiamato ad essere il vostro parroco, e questo incarico di “guida” mi affida una certa dose di responsabilità (a pensarci bene: una corposa dose di responsabilità); ma quello che dovrò fare per il bene della parrocchia non può distogliere la mia mente e soprattutto il mio cuore dal ricordare che con voi rimango un discepolo del Signore e con voi desidero mettermi in cammino per continuare a scoprire la bellezza del Vangelo, per lasciarci affascinare in modo sempre più profondo dall’amore di Dio.
Insieme dovremo allora ascoltare la sua Parola e lasciarci guidare da questa luce che splende anche nelle tenebre più fitte; insieme dovremo pregare e desiderare di accrescere il gusto per una preghiera fraterna che ha la sua massima espressione nella celebrazione della Messa domenicale (prima di tutto) e feriale; insieme dovremo lasciarci animare da una carità autentica, capace di vincere ogni pigrizia per farci andare incontro al Cristo realmente presente nei poveri che oggi vivono accanto a noi.
Ascolto della Parola di Dio, celebrazione dell’Eucaristia, vita spesa in una Carità autentica e generosa: sono questi i pilastri (o per usare un’immagine cara a don Mario Prandi, fondatore delle Case della Carità: i tre pani) necessari per rimanere fedeli alla nostra identità di discepoli e per rendere autentico e fruttuoso anche ogni nostro compito o servizio nella Chiesa.
Agata, invece, è una giovane martire catanese. La parola martire significa testimone. In ambito giuridico il testimone è una persona che a partire da ciò che ha visto e sentito o di ciò di cui è venuto a conoscenza (cioè a partire dalla propria esperienza) può dire come sono andate le cose; e questa testimonianza non è fine a se stessa, ma serve perché altre persone possano capire dove sta la verità.
Allora essere martiri, come è stata Agata, significa scoprire l’importanza di portare agli uomini del nostro tempo la testimonianza di ciò che abbiamo ascoltato, visto, toccato con mano, gustato: la vita bella e nuova del Vangelo.
Inizio il mio ministero tra voi nel tempo in cui Papa Francesco ha affidato alla Chiesa un testo estremamente importante (oltre che corposo e denso): l’esortazione apostolica Evangelii Gaudium (tradotto: la Gioia del Vangelo). In questo testo programmatico del pontificato di Papa Francesco ci viene ricordato che nostro compito è quello di andare ad annunciare la gioia che abbiamo trovato nell’incontro con Gesù e il suo Vangelo. Un compito che la Chiesa non può mai considerare esaurito, una missione che non vede mai il traguardo finale perché nel mondo e nella storia ci sarà sempre chi, per i più svariati motivi, non trova la gioia autentica per la sua vita. Una missione però che ha il sapore della testimonianza (martiri, appunto) e non della spiegazione accademica di verità astratte. Una missione che tocca tutta la Chiesa, chiamata a rendere testimonianza di quello che ascolta, vive, gusta nel Signore.
Sant’Andrea ci ricorda l’importanza di sentirci sempre discepoli che camminano dietro a Gesù; sant’Agata ci riporta alla fondamentale testimonianza che siamo chiamati a portare nel mondo. Rapporto vivo con Gesù per nutrire la nostra fede e slancio positivo verso il mondo per condividere una gioia grande: sono questi i due movimenti che dovranno animare ciascuno di noi, proprio come un cuore che batte alternando sistole e diastole e così dare vita a tutto il corpo.
È con questi pensieri che mi rivolgo con affetto a tutti voi: agli anziani e ai malati; ai bimbi e ragazzi delle scuole e a tutti i giovani che rendono fresco e pieno di speranza il nostro paese. Alle famiglie (vero cuore pulsante di ogni parrocchia) e alle religiose. Alle autorità civili e a tutti quelli che si mettono al servizio del bene comune e del sostegno civile. A tutti, davvero a tutti arrivi il mio saluto!
Il Signore Gesù benedica il nostro cammino e ci conceda di essergli testimoni gioiosi nel mondo!
Un abbraccio
don Alessandro Marchesini
(Testo in Pdf: Saluto alla comunità di Sant’Agata Bolognese)