Domenica 21 Luglio 2013

Domenica XVI  per annum

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VIAGGIARE
Quelle stesse cose che, per conoscerle, ci mettiamo in cammino e attraversiamo il mare, se sono poste sotto i nostri occhi, le ignoriamo. Gli estivi sono i mesi dei viaggi e per nessun altro popolo come l’italiano vale ciò che in una delle sue lettere annotava Plinio il Giovane, scrittore latino di Como, nipote dello zio omonimo detto il Vecchio (quest’ultimo ci lasciò la Naturalis Historia, uno dei capisaldi della cultura antica e medievale, e morì nell’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.). L’Italia è, infatti, un paese artisticamente e naturalmente così ricco e splendido da meritare tutti i viaggi possibili prima di imbarcarci verso lidi remoti e città esotiche. Il monito colpisce il gusto snobistico nei confronti di tutto ciò che è strano, stravagante, insolito, anomalo, ma anche bizzarro, eccentrico e fin strambo. È, questa, una ricerca a cui ci spinge senza sosta la pubblicità che delinea mete singolari per i viaggi, ma al tempo stesso introduce comportamenti generali sempre in cerca del diverso e dell’eccesso. Ma ritorniamo al tema del viaggio che, per altro, percorre tutta la Bibbia e che è insito nella natura umana, legata proprio al movimento e alla curiosità: «la strada è la vita», scriveva Jack Kerouac nel suo romanzo di culto, intitolato appunto On the road, «Sulla strada» (1957). Certo, importante è l’apertura mentale generata dall’incontro con culture diverse: il sapiente – si legge nella Bibbia – «viaggia in terre di popoli stranieri, sperimentando il bene e il male in mezzo agli uomini- Chi ha viaggiato conosce molte cose- Ho visto molte cose nei miei viaggi, il mio sapere è più delle mie parole» (Siracide 39,5; 34,9.12). Ma è vero anche quello che scriveva Montaigne: «A chi mi domanda ragione dei miei viaggi, rispondo che so bene quello che sfuggo, ma non quello che cerco».  CARD. G.F. RAVASI

Domenica 16 Giugno

Domenica   XI  per annum

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Leggi anche questo commento di S.Ambrogio: « La tua fede ti ha salvata; va in pace »

«Non sono i sani che hanno bisogno del medico, ma i malati» (Mt
9,12). Fai vedere, dunque al medico la tua piaga, perché tu sia curato.
Anche se non gliela mostrerai, egli la conosce, ma desidera ascoltare la
tua voce. Pulisci le tue cicatrici con le lacrime. In questa maniera,
appunto, la donna di cui si parla nel Vangelo, si è mondata dal peccato,
dal fetore della sua iniquità. Si è resa libera dalla colpa, nel lavare i
piedi di Gesù con le lacrime. Volesse il cielo, o Gesù, che tu mi destinassi a lavare i piedi che hai imbrattati mentre venivi in me!… Ma donde attingere l’acqua viva con
cui lavarli? Non ho a disposizione l’acqua, bensì le lacrime. Oh, potessi
con esse purificare me stesso, mentre lavo i tuoi piedi! Come fare, perché
tu dica di me: «Sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto
amato»? Ben di più avrei dovuto amare, lo ammetto, e fin troppo mi è
stato condonato. Sono stato, infatti, chiamato al sacerdozio dopo essere
vissuto sino a quel momento tra il frastuono delle cause forensi e le beghe
paurose della pubblica amministrazione. È mio timore, pertanto, apparire
ingrato, se dimostrerò un amore minore, giacché molto di più mi è stato
condonato. Ma non posso confrontare a chiunque questa donna che, meritatamente, è
stata preferita anche a Simone che offriva il pranzo al Signore. Essa ha,
infatti, dato una lezione a chi vuole meritare il perdono. Ha baciato i
piedi di Cristo, li ha lavati con le lacrime, asciugati con i capelli e
cosparsi di olio profumato… Tuttavia, se non siamo in grado di
uguagliarla, Gesù sa venire in soccorso dei deboli. Se non c’è nessuno a
preparare il banchetto, offrire l’unguento, portare con sé «la fonte
dell’acqua viva» (Gv 4,10), Cristo in persona viene.