DOMENICA 15 DICEMBRE

DOMENICA  III°  di AVVENTO,  detta Domenica “GAUDETE

Il colore liturgico rosaceo, usato dai ministri nella celebrazione eucaristica, esprime la gioia dell’imminente solennità del Natale,.

Inizia oggi anche la Novena del Santo Natale

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Santa Gertrude di Helfta (1256-1301), monaca bendettina
Di grazia, Gesù, unico amato del mio cuore…, amato sopra tutto quanto è stato finora amato : il desiderio del mio cuore langue e sospira per te, giorno di primavera pieno di vita e di fiori. Fa’ giungere quel giorno in cui sarò così unita a te che finalmente tu, Sole vero, farai nascere fiori e frutti dal mio spirito. ‘Ho sperato: ho sperato nel Signore’ (Sal 40,2)… Di grazia, amico, amico mio, compi il tuo desiderio, che è il mio”. Voce di Cristo : “Nel mio Santo Spirito ti prenderò in sposa ; ti unirò a me in modo inseparabile. Sarai alla mia tavola e ti abbraccerò con la tenerezza del mio amore. Ti farò indossare la nobile veste di porpora del mio sangue prezioso; ti coronerò con l’oro puro della mia morte. Io stesso colmerò il tuo desiderio e così sarai felice per l’eternità”.

DOMENICA 8 DICEMBRE 2013

II° DOMENICA DI AVVENTO

SOLENNITA’ DELLA IMMACOLATA CONCEZIONE DELA B.VERGINE MARIA

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Papa Francesco
Enciclica « Lumen Fidei/ La luce della fede » :
“Egli vi battezzerà in Spirito santo”

La nuova logica della fede è centrata su Cristo. La fede in Cristo ci salva perché è in Lui che la vita si apre radicalmente a un Amore che ci precede e ci trasforma dall’interno, che agisce in noi e con noi… Cristo è disceso sulla terra ed è risuscitato dai morti; con la sua Incarnazione e Risurrezione, il Figlio di Dio ha abbracciato l’intero cammino dell’uomo e dimora nei nostri cuori attraverso lo Spirito Santo. La fede sa che Dio si è fatto molto vicino a noi, che Cristo ci è stato dato come grande dono che ci trasforma interiormente, che abita in noi, e così ci dona la luce che illumina l’origine e la fine della vita, l’intero arco del cammino umano. Possiamo così capire la novità alla quale la fede ci porta. Il credente è trasformato dall’Amore, a cui si è aperto nella fede, e nel suo aprirsi a questo Amore che gli è offerto, la sua esistenza si dilata oltre sé. San Paolo può affermare: « Non vivo più io, ma Cristo vive in me » (Gal 2,20), ed esortare: « Che il Cristo abiti per la fede nei vostri cuori » (Ef 3,17). Nella fede, l’”io” del credente si espande per essere abitato da un Altro, per vivere in un Altro, e così la sua vita si allarga nell’Amore. Qui si situa l’azione propria dello Spirito Santo. Il cristiano può avere gli occhi di Gesù, i suoi sentimenti, la sua disposizione filiale, perché viene reso partecipe del suo Amore, che è lo Spirito. È in questo Amore che si riceve in qualche modo la visione propria di Gesù. Fuori da questa conformazione nell’Amore, fuori della presenza dello Spirito che lo infonde nei nostri cuori (cfr Rm 5,5), è impossibile confessare Gesù come Signore (cfr 1 Cor 12,3).

Domenica 17 Novembre 2013

DOMENICA XXXIII  per annum

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San Patrizio (circa 385-circa 461), monaco missionario, vescovo
Confessione, 34-38 ; SC 249

“Questo vi darà occasione di render testimonianza”

    Senza pigrizia rendo grazie a Dio, che mi ha mantenuto fedele “nel giorno della tentazione”, tanto che oggi posso con fiducia offrire l’anima mia in sacrificio, come “offerta viva” a Cristo mio Signore, che “mi ha salvato in tutte le mie angosce”. Ecco perché dico: “Chi sono, Signore?”… “Da dove mi viene questa sapienza?”, che non mi apparteneva,  “poiché non conoscevo la misura dei miei giorni” e ignoravo Dio? Da dove mi è venuto poi il dono così grande e salutare di conoscere Dio e amarlo, al punto di lasciare patria e famiglia…, venire fra i pagani d’Irlanda per predicare il Vangelo, subire oltraggi dai non credenti…, sopportare molte persecuzioni, “fino a portare le catene”, fino a dare la mia libertà per il bene altrui?   Se ne sono degno, sono pronto fino a dare la vita per il suo nome, senza esitazione e con gioia; desidero metterla a suo servizio fino alla morte, se il Signore me lo concede. Poiché sono molto debitore riguardo a Dio, lui che mi ha accordato la grazia tanto grande di far rinascere in Dio popoli numerosi per mezzo mio, e di condurli alla pienezza della fede. Egli mi ha anche concesso in ogni luogo di ordinare ministri per il popolo appena giunto alla fede, questo popolo che il Signore si è acquistato fin dagli ultimi confini della terra, come aveva promesso un tempo per mezzo dei profeti: “A te verranno i popoli dalle estremità della terra” e “Ti ho posto luce delle nazioni perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra”.

Domenica 27 Ottobre 2013

Domenica XXX  per annum

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IN FAMIGLIA CUSTODIAMO LA FEDE? Ecco cosa ci dice Papa Francesco:

1. La prima: la famiglia che prega. Il brano del Vangelo mette in evidenza due modi di pregare, uno falso – quello del fariseo – e l’altro autentico – quello del pubblicano. Il fariseo incarna un atteggiamento che non esprime il rendimento di grazie a Dio per i suoi benefici e la sua misericordia, ma piuttosto soddisfazione di sé. Il fariseo si sente giusto, si sente a posto, si pavoneggia di questo e giudica gli altri dall’alto del suo piedestallo. Il pubblicano, al contrario, non moltiplica le parole. La sua preghiera è umile, sobria, pervasa dalla consapevolezza della propria indegnità, delle proprie miserie: quest’uomo davvero si riconosce bisognoso del perdono di Dio, della misericordia di Dio.

Quella del pubblicano è la preghiera del povero, è la preghiera gradita a Dio che, come dice la prima Lettura, «arriva fino alle nubi» (Sir 35,20), mentre quella del fariseo è appesantita dalla zavorra della vanità.

Alla luce di questa Parola, vorrei chiedere a voi, care famiglie: pregate qualche volta in famiglia? Qualcuno sì, lo so. Ma tanti mi dicono: ma come si fa? Ma, si fa come il pubblicano, è chiaro: umilmente, davanti a Dio. Ognuno con umiltà si lascia guardare dal Signore e chiede la sua bontà, che venga a noi. Ma, in famiglia, come si fa? Perché sembra che la preghiera sia una cosa personale, e poi non c’è mai un momento adatto, tranquillo, in famiglia … Sì, è vero, ma è anche questione di umiltà, di riconoscere che abbiamo bisogno di Dio, come il pubblicano! E tutte le famiglie, abbiamo bisogno di Dio: tutti, tutti! Bisogno del suo aiuto, della sua forza, della sua benedizione, della sua misericordia, del suo perdono. E ci vuole semplicità: per pregare in famiglia, ci vuole semplicità! Pregare insieme il “Padre nostro”, intorno alla tavola, non è una cosa straordinaria: è facile. E pregare insieme il Rosario, in famiglia, è molto bello, dà tanta forza! E anche pregare l’uno per l’altro: il marito per la moglie, la moglie per il marito, ambedue per i figli, i figli per i genitori, per i nonni … Pregare l’uno per l’altro. Questo è pregare in famiglia, e questo fa forte la famiglia: la preghiera.

2. La seconda Lettura ci suggerisce un altro spunto: la famiglia custodisce la fede. L’apostolo Paolo, al tramonto della sua vita, fa un bilancio fondamentale, e dice: «Ho conservato la fede» (2 Tm 4,7). Ma come l’ha conservata? Non in una cassaforte! Non l’ha nascosta sottoterra, come quel servo un po’ pigro. San Paolo paragona la sua vita a una battaglia e a una corsa. Ha conservato la fede perché non si è limitato a difenderla, ma l’ha annunciata, irradiata, l’ha portata lontano. Si è opposto decisamente a quanti volevano conservare, “imbalsamare” il messaggio di Cristo nei confini della Palestina. Per questo ha fatto scelte coraggiose, è andato in territori ostili, si è lasciato provocare dai lontani, da culture diverse, ha parlato francamente senza paura. San Paolo ha conservato la fede perché, come l’aveva ricevuta, l’ha donata, spingendosi nelle periferie, senza arroccarsi su posizioni difensive.

Anche qui, possiamo chiedere: in che modo noi, in famiglia, custodiamo la nostra fede? La teniamo per noi, nella nostra famiglia, come un bene privato, come un conto in banca, o sappiamo condividerla con la testimonianza, con l’accoglienza, con l’apertura agli altri? Tutti sappiamo che le famiglie, specialmente quelle giovani, sono spesso “di corsa”, molto affaccendate; ma qualche volta ci pensate che questa “corsa” può essere anche la corsa della fede? Le famiglie cristiane sono famiglie missionarie. Ma, ieri abbiamo sentito, qui in piazza, la testimonianza di famiglie missionarie. Sono missionarie anche nella vita di ogni giorno, facendo le cose di tutti i giorni, mettendo in tutto il sale e il lievito della fede! Conservare la fede in famiglia e mettere il sale e il lievito della fede nelle cose di tutti i giorni.

3. E un ultimo aspetto ricaviamo dalla Parola di Dio: la famiglia che vive la gioia. Nel Salmo responsoriale si trova questa espressione: «i poveri ascoltino e si rallegrino» (33/34,3). Tutto questo Salmo è un inno al Signore, sorgente di gioia e di pace. E qual è il motivo di questo rallegrarsi? E’ questo: il Signore è vicino, ascolta il grido degli umili e li libera dal male. Lo scriveva ancora san Paolo: «Siate sempre lieti … il Signore è vicino!» (Fil 4,4-5). Eh … a me piacerebbe fare una domanda, oggi. Ma, ognuno la porta nel suo cuore, a casa sua, eh?, come un compito da fare. E si risponde da solo. Come va la gioia, a casa tua? Come va la gioia nella tua famiglia? Eh, date voi la risposta.

Care famiglie, voi lo sapete bene: la gioia vera che si gusta nella famiglia non è qualcosa di superficiale, non viene dalle cose, dalle circostanze favorevoli… La gioia vera viene da un’armonia profonda tra le persone, che tutti sentono nel cuore, e che ci fa sentire la bellezza di essere insieme, di sostenerci a vicenda nel cammino della vita. Ma alla base di questo sentimento di gioia profonda c’è la presenza di Dio, la presenza di Dio nella famiglia, c’è il suo amore accogliente, misericordioso, rispettoso verso tutti. E soprattutto, un amore paziente: la pazienza è una virtù di Dio e ci insegna, in famiglia, ad avere questo amore paziente, l’uno con l’altro. Avere pazienza tra di noi. Amore paziente. Solo Dio sa creare l’armonia delle differenze. Se manca l’amore di Dio, anche la famiglia perde l’armonia, prevalgono gli individualismi, e si spegne la gioia. Invece la famiglia che vive la gioia della fede la comunica spontaneamente, è sale della terra e luce del mondo, è lievito per tutta la società.

Care famiglie, vivete sempre con fede e semplicità, come la santa Famiglia di Nazaret. La gioia e la pace del Signore siano sempre con voi!